No, non sono impazzito per ora, anche se non escludo il fatto che possa succedere a breve e non pretendo nemmeno che tu abbia una risposta a questa domanda perché comprensibilmente non l’hai capita, a meno che un burattino di legno non sia venuto a bussare alla tua porta proponendoti di costruirti un sito, una campagna pubblicitaria o roba del genere.
Ultimamente frequento poco Facebook e, salvo l’utilizzo che è necessario per alcuni clienti che seguo, dal punto di vista personale il mio profilo lo uso principalmente per dedicarmi al puro cazzeggio, privilegiando lavorativamente un altro tipo di canali.
Alcuni giorni fa però un post dell’ottima Veronica Gentili ha sollevato un problema incalzante, sempre più frequente e che negli ultimi tempi si sta diffondendo a macchia d’olio, al quale tutti coloro che in questo ambiente ci lavorano non possono rimanere indifferenti.
L’idea di questo articolo quindi nasce proprio dalla lettura di quel post e per questo il pezzo è dedicato a tutti i colleghi, amici, collaboratori e chiunque lavora online ed al tempo stesso ai clienti finali, con l’intento principale di creare una sorta di sensibilizzazione verso tale problematica.
Per non rischiare di diventare troppo logorroico arrivo subito al punto spiegandoti chi è Pinocchio, o meglio chi sono, in quanto ho deciso di raggruppare dentro a questo personaggio tutte quelle aziende che fanno le loro proposte in un modo che è al limite della decenza.
Non sto quindi parlando di un’azienda in particolare e sul pezzo in questione si parlava di pubblicità, io voglio estendere il discorso abbracciando un raggio molto più ampio, in quanto il problema esiste a 360 gradi e riguarda tutti i rami e le varie sfaccettature di chi, come me, fa questa attività.
Quindi i Pinocchietti in questione sono tutte quelle aziende che si approcciano alla tua attività in modo assolutamente scorretto, non importa che sia per proporti la realizzazione di un sito, una campagna AdWords, una pubblicità su Facebook e così via, ciò che ti dicono non corrisponde alla realtà, mai!
Come sempre tendo a parlare delle cose con piena cognizione di causa, in quanto ho conosciuto svariate persone con i più diversi tipi di attività che si sono fatte abbindolare da queste proposte per poi immediatamente pentirsene, fra i quali ci sono alcuni che sono diventati miei affezionati clienti, quindi non sto parlando a vanvera ma di cose che conosco bene.
I casi ormai sono all’ordine del giorno, questo sta diventando un problema per tutta la categoria dei freelance e delle aziende medio-piccole che tendono ad avere un attenzione particolare al cliente, cercando di soddisfare tutte le sue necessità e che soprattutto non hanno intenzione di fare di tutta l’erba un fascio e trattare i loro clienti come un semplice numero, perché è questo quello che sono.
A queste società non interessa alla fine la soddisfazione dei propri clienti, la loro intenzione è soltanto quella, come si dice a casa mia, “di fare ciccia”, motivo per il quale escono fuori con delle proposte che sono al limite della pubblicità ingannevole, come ha citato giustamente qualcuno su Facebook.
Comincio a sentire troppo spesso aziende e professionisti lamentarsi del fatto che quanto era stato promesso non è stato rispettato, fantasiosi numeri di contatti, decine di nuovi clienti, partnership inesistenti, addirittura c’è chi vende ancora oggi la prima pagina di Google, insomma tutte cose che fanno impressione ma soltanto per riempirsi la bocca.
Esattamente 20 anni fa lavoravo come agente pubblicitario e vendevo cartellonistica stradale, ricordo bene cosa mi disse il mio superiore che mi insegnava le varie tecniche di vendita, esordì con un bel “noi alla fine vendiamo discorsi”, frase che mi è sempre rimasta in mente perché incredibilmente vera a quei tempi, come si faceva a sapere che il nuovo cliente era arrivato nel tuo negozio perché aveva visto quel cartello vendutoti da me? Era impossibile, a meno che lo stesso cliente non ne avesse fatto menzione.
Oggi il discorso è molto diverso, su internet ormai è tutto tracciabile e monitorabile in ogni momento, personalmente non inizio nemmeno un progetto e non faccio nessuna proposta senza aver fatto un’accurata analisi di mercato, mi baso quindi solo su numeri e su dati reali, non inventati come fanno questi signori qua.
Però Pinocchio arriva e ti promette il suo Paese dei Balocchi, lo fa talmente bene che lo sfortunato di turno è spesso portato a credergli, è così che inizia la sua nuova avventura online che si trasformerà, la maggior parte delle volte, soltanto in un costo e senza ottenere nessun beneficio.
Il Paese dei Balocchi promesso da Pinocchio è solo un illusione
Ho iniziato parlando di siti e su questi voglio rimanere perché qui il problema è ancora più visibile che sulle campagne pubblicitarie, i siti vengono fatti tutti in serie, quindi sono tutti sostanzialmente uguali e soprattutto sono inutili.
Viviamo in un epoca in cui il marketing tradizionale non funziona più, il mondo di internet si fa sempre più vasto e pieno di concorrenti, emergere è sempre più difficile, ogni progetto va tagliato su misura del cliente per poter riuscire a farlo funzionare, ma soprattutto va modellato sul suo target di riferimento.
Invece Pinocchio cosa fa? Ti propone il sito vetrina, che spesso e volentieri è talmente brutto da non servire nemmeno per quello, si fa pagare e il sito rimane li a far bella mostra di se in una landa desolata del web dove nessuno lo trova.
Sfido chiunque a venirmi a dire che ha sottoscritto un contratto con queste aziende e il suo sito è funzionale, ci potrei scommettere quello che volete che non ce n’è nemmeno una, fatemi ricredere però.
Voglio fare anche una debita precisazione dicendo che, anche fra i freelance ci sono svariati ciarlatani e consulenti improvvisati, che magari non fanno notizia perché in minoranza, ad ogni modo non pretendo di affermare che la nostra categoria sia esente da colpe, solo che va sempre valutato bene a chi ci si rivolge.
Allora dove sta il problema? Come mai questi operatori riescono a continuare a vendere i loro servizi e le persone continuano a dargli fiducia? Il discorso per me è molto semplice e le motivazioni sono essenzialmente 3 che si incrociano molto bene fra loro.
La prima è che chi viene nella tua azienda a farti queste proposte è quasi sempre un commerciale che, come tale, sa vendere bene, ma al tempo stesso l’85% delle volte non ha nemmeno la minima idea di cosa sta vendendo realmente, attenzione ragazzi, è un affermazione molto forte, ma da ex commerciale vi posso assicurare che è così.
La seconda è che questo proviene da un’azienda molto conosciuta e che quindi ha un brand molto forte, non importa se la sua reputazione a volte è stata messa in discussione, sul momento questo aspetto passa in secondo piano, i nomi altisonanti fanno sempre presa nell’immediato.
La terza, ma non in ordine di importanza è l’ignoranza di base del professionista, imprenditore, azienda di turno nei confronti dell’online e delle dinamiche che ne regolano la presenza sul web, dove per ignoranza intendo il significato stretto di ignorare quindi non conoscere, il che unito ai 2 punti precedenti fa si di creare quel mix esplosivo che fa cadere in questo grossolano errore parecchie realtà italiane.
Concludo dicendo che questo pezzo non ha la pretesa di risolvere un problema di ben difficile soluzione, ma il solo scopo di cercare di dare una maggior livello di consapevolezza agli utenti finali ed al tempo stesso di iniziare un opera di informazione adeguata anche da parte di chi in questo settore ci lavora onestamente, con professionalità, trasparenza e dedizione.
Spero quindi che i colleghi che lo leggeranno continuino su questa linea con le loro opinioni e testimonianze, perché credo che sia arrivato il momento di cercare di fare qualcosa in più anche da parte nostra ed i clienti finali inizino ad aprire un po’ di più i loro occhi e a capire quando hanno a che fare con chi gli può fornire risultati concreti e chi invece soltanto dei bei discorsi.
Sto pensando di provare a creare una vera e propria campagna di sensibilizzazione a livello italiano, dove ogni freelance, azienda o professionista può raccontare aneddoti o comunque citare casi e dati reali, ho pensato di utilizzare un hashtag del tipo #occhioapinocchio che mi sembra renda l’idea, in ogni modo attendo vostri consigli e suggerimenti.