Sinceramente avrei voluto iniziare il nuovo anno con un altro tipo di argomento, ma i recenti fatti di cronaca mi hanno stimolato una riflessione che voglio condividere con tutti coloro che avranno la voglia a e la curiosità di leggere questo pezzo, dove ho fatto un analisi molto personale di ciò che è successo a livello social dopo l’attentato di Parigi a Charlie Hebdo.
Non voglio entrare nel merito dei fatti quanto al loro svolgimento, ne hanno già parlato praticamente tutti e nemmeno sulle motivazioni reali di un attacco di questo genere che lascia sicuramente aperte una serie di domande, ma voglio analizzare come l’esistenza dei social network abbia, anche a questo giro, avuto un ruolo determinante per far ragionare su questo gesto in maniera diversa da quella che ci hanno imposto i media tradizionali.
I social network sono senza ombra di dubbio entrati a far parte delle nostra quotidianità già da tempo, ormai diamo quasi per scontata la loro presenza, dimenticandoci che fino ad una manciata di anni fa non solo non li conoscevamo, ma non avremmo nemmeno mai potuto immaginare fino a che punto questi potessero cambiare le nostre abitudini ed avere un ruolo così determinate nella nostra vita di tutti i giorni.
Questa premessa è necessaria per dire che, facendo un salto all’indietro in un era in cui la comunicazione era attività esclusiva dei media tradizionali, tutto quello che è accaduto durante e dopo l’attentato di Parigi a livello mediatico avrebbe avuto effetti ben diversi da quelli attuali.
Immaginiamo per un attimo di tornare ad un ipotetico anno in cui i social network ancora non esistevano e pensiamo a cosa sarebbe successo, lo scenario sarebbe sicuramente stato quello di avere un unico o comunque pochi canali che ci avrebbero presentato la vicenda con il loro modo di comunicazione unidirezionale.
Infatti, prima fra tutte la tv seguita da radio e giornali, ci avrebbero imposto soltanto il loro modo di vedere la cosa, senza la possibilità di analizzarla da un punto di vista strettamente personale e condividere il nostro pensiero con altri, o almeno la cosa sarebbe rimasta esclusiva di pochi eletti.
Oggi per fortuna le cose sono cambiate e di parecchio, con il risultato che, questa assurda ed ingiustificabile vicenda, è entrata nelle case delle persone non solo attraverso la tv, ma è stata oggetto di dibattiti e di riflessioni proprio grazie ai social network.
A cosa ha portato tutto questo? Gli effetti sono stati svariati, a partire dall’immensa dimostrazione di solidarietà espressa specialmente attraverso Twitter con l’hashtag #JeSuisCharlie, dove tutto il mondo si è sentito in dovere di essere vicino alle vittime e al mondo della comunicazione, condannando al tempo stesso fermamente gli atti di questo genere.
Ma l’altra conseguenza che secondo me determina proprio l’essenza stessa dei social network, è stata quella di poter analizzare la vicenda sganciandosi dal condizionamento della tv in primis.
I social nell’attentato a Charlie Hebdo hanno avuto un ruolo fondamentale
Cosa voglio dire con questo, molto semplicemente che, in un era in cui i social network non c’erano ancora, tutto quello che arrivava nelle nostre case sarebbe stata la versione della storica testata giornalistica e la cronaca del famoso giornalista di turno che ci avrebbero descritto la vicenda a loro modo, dando per scontato che i fatti sarebbero andati per filo e per segno nella maniera esatta di come ci veniva raccontato.
Le persone tendono ad essere così condizionate da ciò che ci viene fatto vedere da una fonte ritenuta autorevole come la Tv, che non sarebbero state spinte nemmeno ad esprimere dei dubbi di quanto vedevano o sentivano, o quanto meno il loro pensiero sarebbe sempre rimasto circoscritto ad amici e conoscenti.
La straordinaria potenza dei social network ha invece fatto si che questa orribile vicenda sia stata potuta essere analizzata da un altro punto di vista, ovvero quello delle persone comuni sotto un’altra luce, il che ha messo ben in evidenza che quanto ci è stato comunicato non è del tutto esatto, ci sono infatti cose piuttosto strane nella dinamica di questo assalto.
Ad esempio io non ho sentito nessun giornalista e nessun Tg fare un osservazione sull’uccisione dell’agente a terra, il video è molto crudo, di forte impatto emotivo, tutti noi l’abbiamo preso per buono, senza nemmeno porsi domande se lo fosse davvero, siamo rimasti incollati allo schermo atterriti ed increduli di tanta freddezza e crudeltà.
Sempre nell’ipotetico mondo senza social la cosa sarebbe finita qui, sicuramente qualcuno avrebbe messo in discussione quanto visto, ma la massa non avrebbe avuto alcun dubbio e nessun motivo di gridare al complotto, cosa che è invece successa proprio grazie ai social network.
Ancora una volta non voglio fare la parte ne del complottista ne di colui che crede a tutto ciò che vede, mi baso semplicemente su dati di fatto che solo un analisi approfondita del video mette in evidenza, come potete vedere qui in effetti nascono molti dubbi sulla sua autenticità, verifica che non sarebbe stata alla portata di tutti senza la condivisione di un social network come YouTube.
Il fatto che invece le persone comuni abbiano iniziato a condividere questo video ha stimolato una riflessione ben diversa, tutti quelli che adesso lo possono guardare e riguardare possono esprimere le loro perplessità e comunicarle facilmente ad altri, creando infiniti spunti di riflessione.
Questo a mio avviso è uno di quei casi in cui i social network hanno fatto bene il loro lavoro, è vero che le persone tendono a prendere per buono ultimamente tutto quello che viene divulgato sugli stessi tendendo a credere anche alle banalità più assurde, ma stavolta la cosa è diversa.
I social in questo caso hanno consentito a tutti i comuni cittadini di avere la possibilità di uscire dal torpore generato dalla Tv ed analizzare i fatti in maniera molto più critica, stimolando riflessioni, più o meno giuste non importa, ciò che importa è che in questa occasione i social hanno contribuito a far si di raggiungere una nuova consapevolezza, come nessuna altra fonte di informazione abbia mai potuto o voluto fare prima d’ora.
Fonte foto: Ansa